Scultura - Associazione Culturale Franco Alessandrini

le opere Scultura

«Usò assai Piero di far modelli di terra, et a quelli metter sopra panni molli con infinita di pieghe per ritrarli e servirsene».

Prepotenti vennero in testa le parole di Vasari sull’operar di Piero non appena Franco, alzato un panno, mi mostrò, realizzato in meravigliosa verdemarcia creta, il gruppo centrale della battaglia di Anghiari. Non solo si reinterpreta Leonardo attraverso la testimonianza di Rubens, che già l’ardire non è da poco... qui si supera ogni limite consentito! Pura follia osare la terza dimensione! Non ci sovviene che qualcuno l’abbia mai fatto prima. In mente solo il funebre bassorilievo (che tuttotondo non è) che Giovan Battista Foggini realizzò al Carmine muovendo, quasi certamente, dal capolavoro vinciano (lavoro riferito, comunque e se mai, ad un pezzo laterale e probabilmente di secondo piano della battaglia). L’osare di un altro avrebbe stupito, ma noi sappiamo bene che non c’è timore per le idee nella bottega di Alessandrini. Se, in una sorta di ancestrale incoscienza, non esiste alcun timore reverenziale per il prodotto della materia grigia di certo non ce ne può essere per quella inerte di cui l’artista si serve per dar vita ai frutti del suo personalissimo pensare - minuscoli o enormi che siano - dagli scacchi di Pacioli alle più imponenti tra le sue molte realizzazioni plastiche. Non abbiamo mai visto Franco scolpire e non sappiamo se usi lo scalpello di Michelangelo o un moderno Black & Decker... di certo non facciamo alcuno sforzo di immaginazione a pensarlo con i capelli e la barba bianchi di polvere di marmo, proprio come Charlton Heston nei panni del Buonarroti in “Il tormento e l’estasi”. Nella stessa maniera non ci sorprenderebbe affatto vederlo gettare nella forma di fusione l’argenteria di casa, che all’occorrenza sarebbe capacissimo emulo di Cellini! La logica, tuttavia, non può soccorrerci nel definire artista un tale soltanto perché coraggioso, impolverato e finanche disposto a privarsi di argenteria... non basta! Non è affatto detto e non è scritto da nessuna parte che lo si debba chiamare artista solo e soltanto per questo! Nel caso di Alessandrini le pagine che seguono ci vengono in soccorso e testimoniano inequivocabilmente la sua colta e raffinata appartenenza.

Roberto Manescalchi