Artista - Associazione Culturale Franco Alessandrini

l'artista

BIOGRAFIA a cura di Roberto Manescalchi

GLI ESORDI
L’Artista è nato il 24 gennaio 1944 in una piccola frazione di Sansepolcro. Nella pieve di Santa Maria al Melello, ove fu battezzato, oggi si conserva la sua tela della “Crocifissione”, con espliciti riferimenti, non scevri da personalissime vicissitudini, ai bombardamenti, cui fu soggetta la cittadina sul finire della seconda guerra mondiale. In collegi per orfani di guerra tra Montecatini e Arezzo ha le sue prime esperienze scolastiche e già modella con una certa padronanza la creta e dipinge su ogni sorta di tessuto che trova. Attorno ai dodici anni, con una qualche miglior cognizione di causa, il nostro inizia a dipingere piccole opere realizzate su compensato, durante un breve apprendistato presso la bottega dell’artista Alfonso Besi, noto in paese con l’appellativo di “Alfonsino”.
Appena quattordicenne allestisce la sua prima esposizione al Neobar di Sansepolcro, ove è considerato una sorta di “bambino prodigio”, tanto da meritare un articolo del fotografo e corrispondente locale Felix Chimenti, prima su “Il Mattino” e poi su “La Nazione”. Nel 1960 fa il suo ingresso all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze, dove, allievo del professor Renzo Grazini, frequenta vari corsi nell’arco del triennio successivo.
A quegli anni risale il monumentale dipinto su tavola, oggi esposto nell’Hotel Ristorante “La Balestra” di Sansepolcro, dal quale trapela, come in altre realizzazioni, un evidente e spiccato interesse verso Piero della Francesca e gli altri classici del primo Rinascimento. Dal 1962 al 1963 partecipa a varie collettive con il Gruppo Autonomo Pittori Fiorentini: Palazzo Pretorio di Prato (dicembre 1962 - gennaio 1963), Biblioteca Comunale di Empoli (marzo1963) e Logge degli Uffizi (aprile 1963).
Di quel periodo e di quelle esperienze il Maestro ricorderà poi che la sua pittura era troppo figurativa per gli astrattisti, troppo astratta per i figurativi.
Nel 1965, ritenuto concluso il suo periodo formativo, apre uno studio in Oltrarno nei pressi di Porta Romana e si dedica principalmente alla ritrattistica, attività che, meglio di altre, in quel periodo gli consente di vivere del suo mestiere.
Il lavoro in studio non gli preclude la partecipazione alle numerose estemporanee e ai tanti concorsi pittorici allora in voga un po’ in tutto il paese. Ricordiamo la medaglia d’oro vinta alla gara di pittura estemporanea di Vallombrosa e la delusione del giovane e affamato pittore alla conseguente scoperta che la stessa medaglia – consegnata direttamente dall’allora ministro Pieraccini – era del famosissimo “oro di Bologna” ... quello che in Toscana dicono fugga dalla vergogna!
Alessandrini trasferisce il suo studio in Piazza Signoria, al civico 8,
Nel gennaio del 1966 torna a Sansepolcro con una personale di disegni al Circolo delle Civiche Stanze e successivamente, all’Accademia degli Sbalzati in Palazzo Alberti, presenta trenta opere fra disegni e dipinti. Tra le opere esposte agli Sbalzati “Cena in Emmaus” e “Maternità”, che hanno già conseguito il Terzo Premio alla Rassegna Nazionale d’Arte Sacra di Fiesole.
Nello stesso anno vince il Premio Mugello (diploma di merito alla gara di pittura estemporanea tenutasi a Barberino del Mugello) e il Premio Marina di Massa (Coppa Ente del Turismo, consegnata dall’allora ministro del turismo Corona a Marina di Carrara). Partecipa ad alcune collettive di pittura: a Firenze quella allestita come evento collaterale degli incontri del Calcio in Costume; alla Galleria Viscardi e alla Galleria Toscana di Riccione si presenta, invece, con artisti affermati come Bartoli, Bartolini, Caroli, Cesetti, De Chirico, Enotrio, Fantuzzi, Guzzi, Ludovisi, Monachesi, Omiccioli, Picinni, Purificato, Salvatore, Sironi, Sughi, Stradone, Trivelloni e Villoresi; altre partecipazioni registriamo a San Marino, Arezzo e Genova.
Al 1966 risale, inoltre, un breve viaggio a Parigi. È nostro il ritrovamento, a distanza di oltre quaranta anni, di un taccuino da disegno (una decina di fogli tenuti assieme da una vecchia spirale) e di alcuni fogli sciolti (circa venti), oggi in collezione privata, che contengono alcuni disegni a matita, penna e carboncino, ritraenti particolari vedute della città – evidente testimonianza del viaggio – alternate a studi di teste e di particolari anatomici del volto. Studi ante litteram di quella frantumazione che diverrà una delle caratteristiche precipue della sua arte.
La matrice culturale della formazione e degli esordi di Alessandrini affonda, non potrebbe essere altrimenti, nella classicità del Rinascimento fiorentino e toscano della sua terra d’origine, dove impera da sempre il sommo Piero della Francesca. Quella pierfrancescana è, tuttavia, una lezione non ancora completamente acquisita. Il nostro la acquisirà per gradi fino a piena consapevolezza ... ora se la porta dentro ancora a livello inconscio, forse solo e soltanto perché l’ha respirata fin dalla nascita, teso com’è all’acquisizione di quel realismo tipico di Rosai, Romoli (non glielo abbiamo chiesto né glielo chiederemo, che siamo sicuri di vederlo il pittore in erba a naso in sù di fronte all’affresco in Piazza della Calza) ed altri grandi dell’ultima vera grande stagione fiorentina. Stagione cui la scuola frequentata da Alessandrini ancora si riferisce e che cerca di approfondire, testimoniare e, senza esito, superare. Da questa enorme mole di sollecitazioni la necessità delle mille sperimentazioni degli esordi, non del tutto esaurite.
NEW ORLEANS TRA NUOVO E VECCHIO MONDO
Nel 1967 una vera e propria rivoluzione e, se volete, prendetela pure nel solco della solita perseverante classicità ... novello Vespucci segue la moglie americana nel suo ritorno al “Mundus Novus”, più esattamente nella parte più vecchia del Nuovo Mondo (anche se dal nome non sembrerebbe): New Orleans!
Dai cieli tersi e puliti dell’alta valle del Tevere a quelli saturi e carichi di colore della Louisiana: ma dov’è il problema? Il giovane Alessandrini si interfaccia da subito con quel che vede e con quel che sente. La necessità della critica di ricondurlo a un maestro, a una corrente o a uno schema determinato e precostituito non è un problema che lo possa riguardare in alcun modo. Nell’atmosfera e per strada si imbatte in una solarità prima sconosciuta. Smaglianti sono i colori e più è calda la luce lungo il Mississippi, ma ancora seppur con rinnovata (accentuata) brillantezza cromatica continua ad eseguire ritratti, paesaggi e scorci del fluire di quel teatro, rappresentato dagli umani, cui si dà il nome di vita. Ancora gare di pittura e ancora premi: il Primo Premio del Jefferson Arts Festival di New Orleans, il Premio Jefferson Downs per il dipinto ad olio “Horse Racing”, il Premio al Third Annual Tri-States Art Exhibition a Biloxi, nello stato del Mississippi. Meno traumatico del previsto, forse, l’impatto con la nuova realtà. Gratificazioni e soddisfazioni per il lavoro svolto non smorzano comunque la necessità e la voglia di mantenere saldi legami con la terra d’origine, alla quale è e rimarrà profondamente legato (nel tempo i viaggi da e per l’America saranno sempre più frequenti e numerosi). Nel 1968, in occasione del primo e breve ritorno, ancora un’esposizione dei suoi disegni a Sansepolcro e la partecipazione ad una “collettiva d’eccezione” al Circolo Artistico di Arezzo. Al suo rientro in America scopre di aver contratto la tubercolosi ed è costretto ad una lunga degenza con tanto di isolamento. La malattia non gli impedisce, tuttavia, di disegnare e dipingere e organizzare la sua prima personale negli Stati Uniti, ricca anche di splendidi ed affascinanti scorci di paesaggi della Louisiana, la quale viene inaugurata il 19 aprile, presso la Downtown Gallery di New Orleans. A questo particolare momento risalgono anche le forti caratterizzazioni introspettive, testimonianze della vita condotta in quell’ambiente, di alcuni ritratti di malati da lui eseguiti.
In estate gli viene conferito il Primo Premio Sears Roebuck, con l’opera intitolata “River House”, per la sezione acquarelli, e nel contempo partecipa alla Tenth Southern Contemporary Art Exhibition di Chicago.
Successivamente, il 3 aprile 1969, vince l’XI Rassegna Itinerante d’Arte Contemporanea del sud degli Stati Uniti. Duemila gli artisti, provenienti da nove stati meridionali degli U.S.A. e settemila i dipinti valutati: “River House” si impone ancora una volta. L’acquerello, che ritrae uno splendido scorcio con le tipiche baracche che si ergono lungo le sponde del Mississippi, si guadagna così il diritto di essere esposto alla Mobile Art Gallery in Alabama.
In settembre, porta a compimento la realizzazione di cinque affreschi per il prestigioso ristorante le Tre Fontane di New Orleans: nelle rappresentazioni sono affrescate varie città d’arte italiane. Viene invitato a rappresentare l’Italia al Festival di Birmingham in Alabama con una sua mostra personale e, sul finire dell’anno, è di nuovo a Sansepolcro per esporre alla Galleria di Gino Tarducci (in quegli anni il Tarducci è il suo gallerista di riferimento e colui che lo introdurrà nei circoli artistici più prestigiosi di Roma). È da annotare la presenza delle sue opere anche in alcune collettive, precisamente a Rimini, Roma (artisti d’oggi) e Firenze (quest’ultima organizzata dall’Associazione degli Artisti Europei residenti negli Stati Uniti d’America). Nel 1970 partecipa all’VIII Premio Annuale dell’Arte Benedettina, con un paesaggio dipinto ad olio che sarà poi esposto, a cura della Federazione delle Arti Americane, a New York presso la Galleria dei Manufatti dell’Hanover Trust Bank. Partecipa poi anche alla Prima Mostra Annuale della Watercolor (Società degli Acquerelli della Louisiana), figurando nel relativo catalogo con due opere: “Reflection” e “Motion”. La mostra è allestita nei locali del Museo Old State Capital in Baton Rouge. Alla Lowe Gallery di New Orleans, inaugura la sua seconda personale negli Stati Uniti, che lui stesso ritiene trattarsi di «un’elaborazione dell’arte classica in forma moderna»: concetto sul quale, negli anni a venire, imposterà tutta la sua opera. Alessandrini collabora alle iniziative culturali della sua città di adozione, esponendo al Piccolo Teatro e all’Auditorio Municipale, donando opere per mostre di beneficenza e prendendo parte a giurie di alcune competizioni pittoriche. Tutte attività che lo portano ad interagire direttamente con realtà quali: la New Orleans Art Association, l’International House Show, la Louisiana Water Color Society e la Staple Gallery di New Orleans. A questi anni risalgono anche le sue prime apparizioni in TV: Midday Show, W.D.S.U. television e Art Auction”, W.Y.E.S. television. Di nuovo in Italia e di nuovo alla galleria di Tarducci, nella primavera del 1972, con una personale dove gli oli, gli acquerelli e la grafica offrono un mix sapiente della maestria tecnico-artistica di un artista ormai maturo. A questa fase sono ascrivibili le immagini create attraverso la rappresentazione di un movimento che alcuni riconducono alle esperienze del futurismo e degli ultimi futuristi che il nostro ha avuto occasione di conoscere a Roma sul finire degli anni ’60. Sebbene Alessandrini cerchi con forza una propria originalità artistico-operativa, finirà per essere considerato da molti (tutti quelli assolutamente bisognosi di schemi e definizioni precostituite) un mero tentativo di posfuturismo e ci sarà anche chi scriverà, più o meno, che tre occhi un paio di nasi e qualche bocca non saranno sufficenti a fare un Picasso ... cosa per altro lapalissiana e nella disponibilità di qualsivoglia mente, anche non pensante! In realtà Alessandrini non concede eccessiva attenzione a certi influssi e mostra scarso interesse verso precisazioni codificate in manifesti, che danno origine a movimenti (si badi bene che non stiamo affatto negando al “futurismo” di essere stato l’unico movimento artistico degno di un respiro internazionale né neghiamo ad alcunché di essere quel che è stato), ribadiamo semplicemente che il nostro pur attingendo (forse) a espedienti procedurali e artifici tecnici, già posti in essere da altri, cerca costantemente di asservirli alle proprie esigenze personali. Esigenze personali fatte di pagine di sublime poesia e anche – perché no? – di poesia cercata e non trovata. Nei primi anni ’70 apre uno studio a Sansepolcro, nel magnifico Palazzo Aloigi-Luzzi, dove riceve artisti più giovani, non solo locali, per i quali è diventato già una figura di riferimento. Altri edifici, più o meno ricchi di storia, ospiteranno negli anni l’atelier che ha sempre conservato nella città natia. Tra tutti vogliamo ricordare la Casa della Massoneria. Non abbiamo voglia di raccontarvi la storia del libertario che la fece costruire che stiamo parlando d’altro, ma sul marcapiano in un cartiglio è riportato il motto “In dubiis libertas”, che ci sembra un buon viatico per iniziare a parlare del libero arbitrio, stante che anche di questo non stiamo trattando ... lasciateci almeno il dubbio che non sia per caso che ivi si conservino, dipinte sui muri, immagini del nostro degli anni ’70. Attualmente la sua “casa-bottega” con annessa bellissima galleria è al civico 126 di Via Niccolò Aggiunti, prestigiosa strada del centro storico, parallela al corso principale. Non possiamo fare a meno di seguirlo in una sorta di frenetico andirivieni, determinato dall’esigenza mentale di radici profonde e dal fascino del nuovo che irrimediabilmente lo attrae, cosicché, essendoci resi conto che per lui l’Atlantico è una sorta di ruscello facilmente guadabile, eviteremo d’ora in poi di dirvi dove si trova limitandoci a raccontarvi quel che fa. Fa che insegna disegno presso il New Orleans Recreation Department e allestisce la sua terza (smettiamo subito anche di contarvele) personale “americana” al Rivergate Center di New Orleans. Il 15 ottobre 1972 inaugura alla Downtown Howard Johnson’s tre pitture murali, caratterizzate dalla consueta attenzione verso i paesaggi naturali ed architettonici propri della Louisiana e a fine anno Gino Tarducci, in galleria, pone il suo “Incontro” tra Severini e Sironi. Probabile che l’accostamento sia stato ardito e che Gino abbia osato, ma chi ricorda “il maestro” sa anche che non aveva paura di nulla e di nessuno. Ci pare anche che l’ardire e l’osare fossero azioni in linea con il pensiero tanto di Sironi quanto di Severini. “Something About New Orleans” è il titolo della mostra alla Circle Gallery (New Orleans) e l’evento espositivo, questa volta, è documentato su W.W.L. Television Channel 4 News. Tra le opere esposte, alcune rappresentano quelle che l’artista definisce “Fantasie di New Orleans”: destinate a diventare un cliché, rivelano particolari usi e costumi connessi all’atmosfera di questa calda e variopinta città sul delta del grande fiume. La tematica musicale, altro aspetto ampiamente trattato nella sua produzione artistica, trova una trattazione specifica nella rappresentazione folcloristica dei tradizionali “Funerali Jazz” o “Funerali Neri” di New Orleans, dove riti di origine africana si svolgono in un’atmosfera dissacrante, segnata dalla profondità del dolore e dall’estasi per il soprannaturale. La morte viene esorcizzata come passaggio a “miglior vita”, in una sorta di misticismo dionisiaco che evoca antichissime processioni. Un tema, questo, che esercita un forte ascendente sull’artista, tanto che buona parte delle sue opere mostrano ampia attenzione al jazz e ad ogni sua possibile sfaccettatura, per lo studio delle quali il nostro arriva addirittura alla trasposizione scultorea. Partecipa all’Overture Cultural Season di New Orleans, al Performing Arts presso il teatro Morgan City (Louisiana) ed al Louisiana Bicentennial di Baton Rouge. Si presenta ancora con una personale al Circolo Artistico di Arezzo nel 1974 e, prima dell’ennesimo ritorno in America, inaugura ancora una personale a Roma presso la Galleria D’Arte Russo (maggio 1975). Sempre nel 1975 si presenta con venticinque opere, ancora dedicate a New Orleans, all’Howard Johnson’s Civic Center Gallery. Nel 1976 registriamo un’unica apparizione del nostro, che partecipa alla trentunesima Esposizione Annuale dello Stato della Louisiana a Baton Rouge. Impressionante – quasi producesse in ogni istante ed in ogni posizione – l’attività di Alessandrini nel 1977 con mostre alla Collectanea Classic Gallery di Jacksonville in Florida, al Giddeon Putnam Hotel di Saratoga a New York, all’Holiday Inn di Nashville in Tennessee, all’Italian Connection ad Atalanta in Georgia, alla Deligny Gallery a Fort Lauderdale in Florida, alla Cadillac Gallery di Caracas in Venezuela e all’ Esposizione delle Arti per la Festa di Mardi Gras a New Orleans.
IL CONSENSO DELLA CRITICA
La sua carriera artistica, assolutamente degna di nota ed evidentemente in ascesa, assume ulteriore importanza con la mostra personale “Exploring Motion Through Painting”, allestita alla Decatur Gallery di New Orleans nel novembre 1977. Partecipa alla cerimonia di apertura il Gruppo Sbandieratori di Sansepolcro, che si esibisce in parata. Altra sorta di processione, ma non meno suggestiva, carica di umori e di colori, di quelle locali, per il gruppo giunto in rappresentanza dall’Italia. L’esposizione include l’opera dedicata proprio agli sbandieratori, “The Flag Thrower” (per gli americani), concessa in prestito temporaneo dal Museo Civico di Sansepolcro. È Barbara Nauer, critica artistica Americana di chiara fama, a definire per la prima volta, con il termine tecnico “vibrasive”, la visione multipla di realismo frantumato colta al meglio nel dipinto e presente nelle numerose altre opere. Lo definisce artista vibrasivo e tegumentale, poiché sembra che arte “tegumentale” e arte “visbrasiva” siano ambedue definizioni esatte, sebbene mostrino aspetti diversi della tecnica. A noi non entusiasma la prima che, seppur con la concessione di evidente, aderentissima, onomatopeica, pare riduttiva rispetto a visione multipla e frantumata, che certamente meglio definisce la ricerca di Alessandrini, e ci rifiutiamo di adottare la seconda che ci fa un po’ senso (ci viene in mente lo scorticato dello Spagnoletto) ed è termine talmente brutto e desueto da meritare la cancellazione da qualsivoglia vocabolario. Tegumentale è termine impronunciabile e cacofonico ... non si riesce a suonare in nessun modo, non c’è Jazz che tenga, mentre tutto si può dire della pittura di Alessandrini tranne che non abbia, tra le parti che la compongono, una profonda e studiata continuità armonica! La Nauer, tuttavia, continua sostenendo nel nostro una profonda influenza derivante dall’opera di Piero della Francesca e come, malgrado l’approccio contemporaneo, Alessandrini sia e resti essenzialmente un classico (concordiamo pienamente con lei!). Nel novembre 1979, l’artista espone una serie di nuovi lavori alla Bienville Gallery di New Orleans. Il successo ottenuto nella precedente mostra alla Decatur Gallery è sostanzialmente confermato, ma in tale occasione la critica artistica risulta alquanto disorientata. I giudizi sono contrastanti in relazione alle tecniche e agli stili utilizzati. Si discute di “neo-futurismo”, “neo-cubismo”, “neo-surrealismo”, ma permane comunque e in ogni caso la matrice di origine “pierfrancescana”. Le tematiche trattate nelle opere sono di vario tipo e natura, ma tutti i lavori di Alessandrini enfatizzano l’inarrestabile fluire del tempo attraverso la sua, sempre più tipica, frantumazione, che poi frantumazione proprio non è: i nasi, gli occhi e le bocche non è che vengano proprio frantumati in pezzi ... magari sono considerati da più angoli visivi e moltiplicati, non frantumati; c’è un idea di scomposizione atta ad un indagine più profonda, ma l’oggetto non è sezionato nella vera accezione del termine; l’oggetto è, casomai, moltiplicato affinché se ne possa avere una cognizione di causa maggiore. L’osservatore non si deve spostare che Alessandrini già anticipa per lui ogni possibile visuale posizione. In mostra vi è anche un grande dipinto dedicato a New Orleans, che l’autore ha realizzato in quattro grandi pannelli: una sua visione della città che sarà poi riprodotta in una serie limitata di stampe litografate. Come in una sorta di ideale visione, ogni peculiarità di New Orleans, che è stata capace di suggestionare il suo nuovo abitante, è presente nell’opera così che i clowns del Mardì Gras, gli strumenti del jazz, la ruota di un battello a vapore, ecc., sono dipinti in una personalissima ed onirica atmosfera. Il dipinto, in seguito, verrà usato per modello di un mosaico e darà poi adito alla stampa di un poster in occasione dell’Annuale Festa d’Italia a New Orleans. Nell’ambito della stessa manifestazione Alessandrini coordina anche “Extempo79”: la prima tre giorni di competizione artistica estemporanea, sponsorizzata dall’American-Italian Renaissance Foundation. L’artista, che ha già iniziato la sua collaborazione con la fondazione dall’anno precedente, la proseguirà, con cadenza annuale, per diversi anni. Nel 1980, partecipa alla W.Y.E.S. Television Poster Competition e pubblica il Louisiana Alphabet Poster, in tiratura limitata (serigrafia a sei colori), il quale, nel 1982, ha già registrato la vendita di oltre 2000 pezzi e, nel 1984, viene proclamato “Alfabeto Ufficiale dello Stato della Louisiana” da parte del Governatore, diventando sicuramente uno dei manifesti più popolari e maggiormente distribuiti in Louisiana. È da precisare che Alessandrini si è dedicato alla realizzazione di repliche serigrafiche fin dalla fine degli anni Sessanta e vanta già serigrafie (per lo più manuali) realizzate in occasione di eventi (rassegne, convegni, festival ecc.), in diversi luoghi del sud degli Stati Uniti. Dei manifesti, poster e comunque repliche di grafica Alessandrini sostiene che portarli a compimento è divertente come creare un film. Si impiegano molte energie, soldi, tempo e possono risultare un gran successo o un fallimento! L’edizione limitata a basse tirature è un affare, ma il manifesto non si realizza per l’affare. L’aspetto interessante di una “replica” è che rende un idea accessibile a tutti ad un costo possibile. Le stampe che il nostro ha prodotto, quasi in esclusiva, per il mercato turistico americano, si trovano in tanti locali pubblici, dal Texas alla Louisiana. Ricordiamo (certi di enormi lacune e vuoti di memoria) i manifesti per la Baton Rouge Symphony Orchestra, quelli per la Fiera dello Stato del Texas (per sei anni consecutivi Alessandrini realizza il poster ufficiale della manifestazione), i posters per la Festa d’Italia, nel Centenario di Pinocchio, nel Centenario dei Carabinieri, ecc. Non mancano nella serie i posters commerciali, che pubblicizzano, ad esempio, pane francese o Tabasco Sauce, ed ancora manifesti che promuovono campagne definite comunemente di “pubblicità-progresso”, quali, ad esempio, quelli che propagandano la pesca in Louisiana e in altri stati del sud degli Stati Uniti. Anche per la grafica di Alessandrini spuntano etichette derivanti da presunti stili. Vengono scomodati un po’ tutti, dal Liberty alla Pop Art, ma lui sostiene più o meno di produrre cose del suo tempo in modo tradizionale. Utilizza con maestria tecniche antiche come la litografia su pietra, l’incisione su rame o zinco (bulino, punta secca, acquaforte, acquatinta). Stampa sempre a mano l’originale delle serigrafie in modo da mantenere vivo il legame con il passato e con gli antichi mestieri, quasi a voler mettere in evidenza con forza e ad ogni costo le proprie origini e le proprie radici, che fondano in un antichissimo sapere di bottega. Nel 1981, Alessandrini propone una personale alla Bienville Gallery di New Orleans, intitolata “Erotica Surreale”, e lo stesso anno, in dicembre, viene invitato dal Consolato Italiano ad esporre una sua “Natività” all’International Trade Mart. Una parte considerevole della produzione dell’artista afferisce al sacro con soggetti a volte ricorrenti. Dal novembre 1981 al febbraio 1982, l’artista è presente con un suo soggetto mitologico (“La Morte della Medusa”) alla mostra “Art, Myth, and Culture: Greek Vases From Southern Collections”, allestita nel Museo d’Arte Moderna di New Orleans, con la curatela dello stesso museo e della Tulane University. Lo studio del sacro e la riproposizione di molteplici iconografie (di questi giorni è il Sant’Antonio Abate per la chiesa di Gricignano di Sansepolcro) non è tuttavia esclusivo e o pregnante per il nostro, che da anni, in contemporanea, si dedica da sempre al recupero della “Nascita di un uomo adulto” (titolo di una serie di opere – pittura, ma anche grafica e plastica – non ancora completamente e del tutto esplicitate), dove un “idolo” è inteso come simbolo cosmogonico e teogonico. Le rappresentazioni mostrano infatti immagini fantastiche e visionarie, nelle quali la presenza dell’idolo determina un azzeramento temporale ed un appiattimento spaziale. Le opere sono popolate da una complessa rete di riferimenti al mito classico e ai grandi archetipi di culture primitive. Creature fantastiche quali centauri, satiri, arpie ed altre ancora convivono con i simboli di varie tradizioni religiose arcaiche, in una sorta di visione comune. Il simbolo viene analizzato come origine e prima espressione del linguaggio. L’artista nella sua esclusiva e precipua visione tenta il recupero di una persa e spontanea ingenuità primitiva, accoppiata alla dimensione di una religiosità primitiva non mediata ancora dallo sviluppo della ragione. Nelle opere l’artista propone la fusione di elementi mitologici e culturali di varie etnie, non necessariamente correlati e coerenti fra loro. Il sacro è rilevato in oggetti inanimati e nell’ambito del regno vegetale, mentre figure zoomorfe intese come simboli di energia cosmica mediano fra soprannaturale ed umano. Aspetti aberranti ed ogni possibile devianza che mente umana abbia potuto partorire vengono presi in considerazione con la più naturale e asettica necessità di documentazione atta alla mera conservazione di futura memoria. In qualche modo legate a questo filone risultano opere come “Houma”, dedicata ai cerimoniali e agli idoli dei pellerossa appartenenti alla tribù omonima, che l’artista ha conosciuto e frequentato in Louisiana, o come “Notte Egiziana”, dedicata agli antichi simboli e alla tradizione culturale egizia. Nel 1982, in occasione del tricentenario della Louisiana, Alessandrini crea il poster “Secolo Italiano” in occasione del Festival della Cultura Italiana, promosso dalla Louisiana University del Southeastern. Parallelamente, al di qua dell’Atlantico – ormai praticamente azzerato – dal dicembre 1982 al gennaio 1983, il Comune e la Società degli Sbandieratori di Sansepolcro inaugurano la mostra “Omaggio all’Arte di Franco Alessandrini”, nei locali del vescovado della città. In occasione del centenario di Pinocchio, l’artista dedica al burattino il manifesto dell’Edizione Annuale della Festa d’Italia di New Orleans, in concomitanza della quale coordina, come spesso negli anni, la rassegna “Extempo”. Tanti dei progetti artistici realizzati da Alessandrini a New Orleans coinvolgono la comunità e la cultura italiana ed è esattamente per sottolineare il contributo apportato all’integrazione della stessa che, nel 1983, viene conferito all’Artista il Louis Prima d’America Award dall’American-Italian Renaissance Foundation del sud-est degli Stati Uniti. Successivamente, nel 1984, Alessandrini è “Artista in Sede” nel Villaggio Italiano, durante l’Esposizione Mondiale della Louisiana. All’interno della fiera vengono ricreati modelli di botteghe d’arte “rinascimentali”, con relative officine/laboratori dedicati ad attività di pittura, scultura e stampa. Il tutto al fine di valorizzare le arti, la cultura e l’artigianato italiano. Alessandrini, coadiuvato dai suoi “lavoranti/allievi” e “ragazzi di bottega” realizza, a partire dalla precedente pittura “Fantasia di New Orleans”, un imponente mosaico celebrativo di vari aspetti della vita della città. Sembra che il mosaico sia composto da trecentomila tessere (l’artista a precisa domanda ha risposto: “ ’n l’ho mica contete! ”) per un totale di diversi metri quadri, per il cui assemblaggio c’è voluto quasi un anno di lavoro. Il mosaico verrà acquistato dal Convention Center di New Orleans nel 1985 e installato all’ingresso di Julia Street; riprodotto per la prima volta in copertina di “Go Magazine”, il mosaico è ora presente in numerosissime pubblicazioni. Il 18 settembre 1984, con decreto governativo votato all’unanimità, il Governatore della Louisiana Edwin M. Edwards proclama il “Louisiana Alphabet” Poster Ufficiale dello Stato della Louisiana e, nello stesso anno, Alessandrini riceve l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini. La cerimonia del conferimento si svolge nel municipio di New Orleans, alla presenza del Console italiano e di varie altre personalità. “l’artista colma le sue opere di ritmo e melodia”, sostiene Nell Luter sul “Jackson Daily News”, che descrive poi alcuni dei dipinti in mostra, dal dicembre 1986 al gennaio 1987, presso il Southeast Mississippi Museum of Art, nella città di Jackson. Nell Luter pone in essere un parallelo interessante tra le complesse composizioni pittoriche realizzate dal nostro e la musica sinfonica. Anche Dennis Vitrella, direttore di “Internacional Magazine”, si associa, affermando più o meno che dipinti così pieni e ricchi di movimento sono come opere sinfoniche e che nella loro armonia celano melodie. Significativo è lo studio, pubblicato nel 1986, da Roy R. Behrens, docente presso l’Università del Wisconsin a Milwaukee. Il professore inserisce nel manuale “Illustration as an Art” un’immagine del dipinto “Mardì Gras” e prende in esame tutte le implicazioni psicologiche che l’opera suscita a livello di percezione sensoriale. Nell’autunno del 1987, Alessandrini tiene una personale all’Irving Arts Center, in Texas, realizza Il Poster Ufficiale della Fiera del Texas in Dallas e l’alfabeto dello Stato. Per due anni consecutivi (1988 e1989), alcuni suoi disegni vengono utilizzati come copertine per le Pagine Gialle di Downtown, nel Quartiere Francese di New Orleans, e le sue opere illustrano “Internacional”, rivista per le compagnie aeree del centro e del sud America. Ormai l’editoria americana dedica attenzione sistematica alla sua produzione artistica e le pagine in qualche modo dedicate alla sua attività sono sempre più frequenti e numerose. Nel 1988, per la seconda volta, l’artista riceve il Louis Prima Award, dall’American-Italian Renaissance Foundation del sud-est degli Stati Uniti.
LE OPERE ULTIME
Gli ultimi anni sono caratterizzati da frequenti incursioni nel mondo della scultura e dalla produzione di molte opere, spesso monumenti di notevole mole e dimensione, realizzate con l’ausilio di ogni possibile tecnica e l’impiego di materiali fra i più disparati. Il suo peregrinare è ora continuo e, affetto da rinnovato furore artistico e da sindrome di Peter Pan (eterna giovinezza), senza diminuire le giornate di lavoro negli studi di New Orleans e di Sansepolcro, ha aggiunto (ignoriamo dove le abbia potute trovare) quelle nei laboratori di Pietrasanta e di Carrara. Nel 1991 l’American-Italian Association di Baton Rouge lo incarica ufficialmente di dar vita al monumento da dedicare a Cristoforo Colombo nel quinto centenario della scoperta dell’America. In occasione del Columbus Day del 1992 inaugura la statua con fontana, che commemora il grande ammiraglio genovese, nel centro della città di Baton Rouge. Il navigatore, con il quadrante in mano, è un gigante di circa tre metri, simbolicamente immaginato mentre è teso nel pensiero della sua titanica sfida all’oceano. Sul basamento la targa commemorativa ad onore e memoria degli immigrati italiani che hanno contribuito a finanziare il progetto. Nello stesso anno ricorre anche il quinto centenario della morte di Piero della Francesca (Piero muore il giorno esatto della scoperta dell’America: con lui, in teoria, muore un età storica, ma la sua codificazione del vedere in prospettiva è certamente innovazione di tale portata da poter essere considerata anche motore della scoperta del nuovo mondo, oltre che condizione precipua di vita dell’uomo moderno), e dunque l’artista, nell’ex chiesa di San Giovanni Battista a Sansepolcro, si sente in dovere di dedicargli la mostra “Omaggio a Piero della Francesca”. Nel catalogo è un suggestivo e significativo omaggio poetico al grande maestro del Rinascimento: “Questo il mio borgo, pietre e mattoni murati da antiche Civiltà, ancora presenti sotto gli intonaci, che attenuano le rughe dei secoli. Tra questi vicoli respiro la tua presenza, l’illusione fisica del passato, l’eco dei tuoi passi che camminano in altre dimensioni … le tue orme … la tua eredità …”. Due anni più tardi sarà la volta di Luca Pacioli. In Piazza San Francesco a Sansepolcro, per commemorare il cinquecentesimo anniversario della “Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni e Proportionalità”, opera insigne di un altro grande figlio di questa terra, erigerà il suo monumento dedicato a frate. Ancora a partenze e ad arrivi in nuovi mondi è dedicata l’opera del 1995. Alla gente che si imbarcava per l’America e che non sapeva dove sarebbe statata sbarcata (tra un tropico e l’altro c’è qualche chilometro di differenza, ma sempre America era!) è pronto un monumento dedicato: due anni sono stati necessari alla sua realizzazione a Carrara. Commissionato dall’Italian-American Marching Club di New Orleans e realizzato anche con il contributo delle comunità straniere presenti nella capitale della Louisiana, viene installato in Woldenberg Park, sulla River Front del Mississippi. Si compone di un gruppo scultoreo in marmo bianco rappresentante una famiglia d’immigrati, realizzato sulla base di una documentata ricerca storica operata attraverso l’attenta analisi di fotografie originali dell’epoca. Lo stesso anno espone alcuni dipinti della serie dedicata al jazz, in occasione del Festival delle Nazioni di Città di Castello, ed allestisce una personale a Palazzo Inghirami in Sansepolcro. Nel 1996 realizza cinque grandi pitture murali per la rotonda del Meridien Hotel, nelle quali ritrae vari scorci di vita popolare, e un busto in bronzo di Marc Morial, sindaco di New Orleans. Le statue in marmo bianco di Carrara, a grandezza naturale, di cinque suore, fondatrici d’importanti ordini religiosi negli Stati Uniti (Madre Henriette Delille, Santa Philippine Rose Duchesne, Santa Katharine Drexel, la Venerabile Cornelia Connely, Santa Cabrini), saranno inaugurate, invece, nel giugno 1999, presso il giardino nel sacrario del convento delle Orsoline di New Orleans. Sempre in questo stesso anno, l’artista terminerà la grande tela della “Crocifissione di Cristo”, che verrà donata alla chiesa di Santa Maria del Melello di Sansepolcro. Nell’opera, che ha un forte richiamo simbolico, l’artista, attraverso una rappresentazione surreale, intreccia i tristi eventi della Storia con la propria storia personale e locale. Nell’anno giubilare, il 2000, presso l’Eremo Francescano di Montecasale viene inaugurata la Statua di San Francesco, commissionatagli dalla famiglia Lorenzi, in memoria del fatto di aver trovato scampo dalle persecuzioni tedesche proprio in questo stesso luogo, durante la seconda guerra mondiale. Un Francesco ancora giovane, in marmo grigio, è seduto sul muretto che circonda la foresteria del convento e sembra guardare il grande astrolabio che ha costruito giù nella valle e che congiunge idealmente l’eremo con la chiesa della “Croce” di Anghiari, anch’essa da lui fondata. Uno strumento, l’astrolabio, ma anche frutto dell’amore di Eloisa ed Abelardo e in quanto figlio della conoscenza strumento del bene che il Santo certamente rappresenta. Dello stesso anno le tre vasche della Fontana con “Caducèo degli Speziali”, in bronzo e marmo, nel giardino di Aboca Erbe (Sansepolcro), una virtuosa interpretazione del serpente Asclepio e dell’antico simbolo degli speziali. Nel 2001 completa la statua in bronzo di Padre Francis Seelos, per l’omonimo Museo, presso il Santuario Nazionale di New Orleans, e ne realizza anche una versione in marmo, collocata nel giardino del sacrario presso il Convento delle Orsoline della medesima città. Un po’ di mondanità e un tappeto rosso? Nel gennaio 2002 riceve il Premio delle Arti e dello Spettacolo come “Uomo dell’Anno” dalla Federazione Rinascimentale America-Italia del sud-est degli Stati Uniti … ma il lavoro innanzitutto e così completa il grande affresco con l’Assunzione di Maria, nella omonima chiesa, presso il Convento delle Orsoline di New Orleans. Nel giugno dello stesso anno è la volta della “Fontana con Pantera” – in marmo bianco, grigio e nero – in Hyde Park, a Fort Worth in Texas. La statua in bronzo del Beato Seelos a Pittsburgh, in Pennsylvania, la fonde e colloca nell’estate 2003 e dall’ottobre al gennaio 2004, presso il Centro Convegni Ferruccio Borchiellini di Eurosatellite in Sansepolcro, è ospitata una sua importante e documentata retrospettiva dal titolo “Un Artista e la sua Città”. Nel febbraio 2004, ultima la finitura di altri due bronzi dedicati al Beato Seelos (il beato è rappresentato seduto in una panchina del giardino e i bronzi sono stati collocati nel Seelos Center a New Orleans e in St. Mary’s di Annapolis). La festività dell’Immacolata Concezione del 2004 è celebrata a Sansepolcro nella nuova chiesa di Santa Maria del Melello (costruita a circa un km dal vecchio edificio), con l’inaugurazione di un gruppo scultoreo in marmo bianco che ha per titolo “Madonna del Berrettino”, donato dalla famiglia Inghirami. La visione multipla tipica di Alessandrini si fonde e confonde in questo caso con un’accezione antichissima e desueta dell’iconografia della Trinità, che ci sembra di ricordare in essere prima del concilio tridentino e dallo stesso successivamente vietata. Ad ogni buon conto il bozzetto della “Madonna col Berrettino” viene esposto con successo, insieme al quadro “Preghiera nel Borgo”, alla V Biennale d’Arte Sacra 2004-2005 intitolata “Maria di Nazareth. Punto d’incontro delle tre culture: ebraica, cristiana e musulmana”, patrocinata dal Consiglio Vaticano e dalla Comunità Europea. In mostra sono presenti opere di quaranta artisti di varia nazionalità. Del 2005 è anche l’ironica e narcisa scultura “Autoritratto”, in marmo bianco, usata per la copertina di questo repertorio. Sul modello classico Alessandrini fornisce alla critica esaustive motivazioni del suo essere vibrasivo. Visione multipla frantumata nata dagli strumenti mazzuolo e scalpello con cui ha avuto origine la stessa scultura ... per credere basta provare! Nella mostra “High Art: Perspectives” curata da Nicole Dupont e diretta da Robert Fontane per l’Ashmore Gallery di Miami Beach i suoi lavori compaiono a fianco di quelli di A. Baraitser, H. Buckner, M.V. Clark, R. Dimmler, T. La Porta, J. Stanczak, L. Wells, R. Rauschenberg, R. Lichtenstein, A. Warhol e T. Wasselmann. Nella tarda primavera dello stesso anno partecipa con tre inediti alla “Ia Collettiva di Pittura Contemporanea: Artisti in Sansepolcro” (promossa dall’Associazione Culturale a lui intitolata) e dedicata a Giulio Gambassi, artista che ha attraversato il Novecento, fra i precursori/ideatori del “collage”, prendendo parte attiva in modo significativo a molti dei movimenti italiani ed europei che detto secolo hanno caratterizzato. Quando, nell’agosto del 2005, la violenza dell’uragano Katrina si abbatte sulle coste del Golfo, devastando New Orleans e il suo hinterland, l’artista è in Italia, ma a pochi giorni dopo, certamente, risale l’incontro con “la barca” del quale poi parleremo. Il 2006 lo vede ancora protagonista con la personale “Nudi”, presso la propria galleria “811 Howard Gallery”, a New Orleans, dove è anche ospitata una conferenza del Professor David Kline. Nella primavera del 2007 espone in Alta Valtiberina presso la galleria d’arte “La Loggia” di Sansepolcro e, in Palazzo Vitelli di Città di Castello, collabora alla personale fotografica “Verticalità” di Riccardo Lorenzi, con alcuni testi. Sempre alla galleria “La Loggia”, in aprile, prende parte alla collettiva di pittura “Il Ritratto”. Con disegni, incisioni e il dipinto su tela “La Resurrezione”, interviene alla mostra “Inediti Storici su Piero … ”, che abbiamo curato presso Palazzo Collacchioni a Sansepolcro per il Centro Studi di Aboca Museum, come collaterale della grande mostra di Arezzo su Piero e le corti del Rinascimento. Concomitante è anche l’esposizione del modello bronzeo degli scacchi di Luca Pacioli presso la sala espositiva del Gabinetto Disegni e Stampe della Galleria degli Uffizi di Firenze, ove i suoi modellini, tratti da disegni del frate matematico, accompagnano la presentazione del facsimilare del “De Ludo Schaccorum” (gli scacchi di Luca Pacioli), edito, anche questo, a cura de Centro Studi Aboca Museum. Successivamente inaugura il monumento in marmo bianco di Carrara a Father Verbis Lafleur, a Opelousas in Louisiana, e la pittura murale “For the Love of our City”, all’ingresso del Flatiron Building, nel contesto della mostra di opere grafiche “The Signs of Fort Worth”, in Texas. A cavallo tra 2007 e 2008 l’associazione culturale a lui dedicata patrocina l’edizione del catalogo e la realizzazione della mostra “Cherubino Alberti, la luce incisa”, che ha luogo presso il centro espositivo Ferruccio Borchiellini di Eurosatellite in Sansepolcro, che successivamente sarà riallestita presso l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze e presso il Magazzino ex Coloniali dei Magazzini Generali e Silos spa sempre in Firenze: in mostra 180 incisioni del Cinquecento, ossia quasi tutta l’opera incisa di Cherubino. Nel giugno 2008, a Sansepolcro, inaugura, dedicandolo a tutte le donne che nel tempo hanno saputo mantenere vive le antiche tradizioni, il monumento in bronzo “Omaggio alla Merlettaia”, commissionatogli dalla famiglia Tizzi. Dello stesso anno è anche il mezzobusto bronzeo di Giuseppe Garibaldi per la sua città natale e altre due statue dedicate al Beato Seelos: una in bronzo per l’Holy Cross College di Worcester, in Massachusetts, e una in marmo per la Chiesa di Santa Teresa ad Abbeville, in Louisiana. Nel 2009 realizza, con la collaborazione della Fondazione Joan Mitchell di New York, una delle venti opere commissionate dalle Belle Arti di New Orleans nell’ambito del progetto biennale “Arte in luoghi pubblici”: un’installazione composta da una barca a vela lunga 10 metri – “Displaced” – collocata sopra il suo studio a New Orleans, dedicata alle vittime dell’uragano Katrina (la barca cui abbiamo fatto cenno prima). Successivamente è invitato ad esporre vari dipinti e sculture, presso l’Hotel Intercontinental, Downtown, a New Orleans. Nel 2010 prende corpo la statua in vetroresina di St. John Neumann, per la chiesa di St. Alphonsus di Baltimora, nel Maryland, e sempre in quell’anno, in acciaio Cor-Ten, realizza il monumento al Barocciaio per la rotonda di Santa Fiora a Sansepolcro. Assoluta rilevanza assume una sua recente personale dal tema di grande interesse mediatico, stante la ricerca in essere, dedicata a “La Battaglia di Anghiari: omaggio a Leonardo da Vinci” (aprile-maggio 2011), allestita presso la chiesa di Sant’Agostino ad Anghiari, dove tra le varie opere è esposto il bozzetto in tre dimensioni del capolavoro vinciano che da qualche giorno è stato anche gettato in bronzo ed è in attesa di finitura. Riguardo al capolavoro vinciano abbiamo deciso da qualche tempo di unire le nostre esperienze di ricerca che stanno dando vita ad una cartella di grafica di prossima edizione. L’8 settembre 2011 inaugura poi una mostra permanente a Sansepolcro, con l’esposizione di opere sia provenienti da collezioni private sia di sua proprietà. L’ultimo monumento realizzato dall’artista è quello dedicato alla memoria dei Veterani di ogni guerra, destinato alla città di Opelousas in Louisiana. Attualmente Alessandrini lavora al progetto di un grande bassorilievo rappresentante la storia dei cinque famosi fuorilegge texani “Wild Bunch” per Hyde Park, giardino nel centro di Fort Worth. In Texas il mito è costituito anche da simboli e memorie apparentemente negativi, che comunque, ci piaccia o meno, hanno certamente contribuito a caratterizzare un epopea.